Amazon assicurazioni? Forse, ma intanto il mercato va nel panico - Hydrogen Code
febbraio 1, 2018

 

Le assicurazioni potrebbero essere il prossimo mercato in cui si lancerà Amazon, secondo un annuncio del 30 gennaio, per la verità non troppo inaspettato. Le prime voci che volevano Amazon nel settore assicurativo risalgono almeno a settembre dello scorso anno; nel dettaglio, Amazon, Berkshire Hathaway e JPMorgan hanno annunciato di volersi alleare per trovare nuove soluzioni per garantire la copertura assicurativa ai propri dipendenti nel territorio statunitense.

Amazon, un’assicurazione indipendente per i propri dipendenti

La notizia, secondo quanto possiamo leggere nell’annuncio ufficiale, è interessante ma non “storica”: tre grandi aziende hanno deciso di creare la propria struttura assicurativa con l’obiettivo di una maggiore efficienza, costi più bassi e servizi migliori per i propri dipendenti, sfruttando (soprattutto) le competenze tecnologiche di Amazon.
Sappiamo anche che la nuova entità che dovrebbe andare a formarsi dovrebbe avere una struttura più simile a una non profit che non a una vera azienda.

Amazon entrerà nel mercato assicurativo?

La cruda verità è che, al momento, non ci sono né annunci ne voci ufficiali in merito: le assicurazioni di Amazon per ora saranno solo sanitarie e solo per i propri dipendenti. Certo non è una buona notizia per i fornitori attuali delle tre aziende ma non è nemmeno la svolta epocale.
Il resto della dichiarazione è un attacco, nemmeno troppo velato, al sistema assicurativo sanitario americano. Per chi fosse digiuno della materia, la sanità pubblica negli USA è quasi inesistente e la maggioranza delle aziende deve, per legge, garantire una copertura sanitaria ai propri dipendenti.
Bezos, nel comunicato, si scaglia contro questo sistema, sostenendo che è costoso e inefficiente.

Le parole di Bezos “bruciano” 30 miliardi di dollari nel mercato azionario

L’annuncio non è passato inosservato agli addetti ai lavori: le principali aziende del settore Healthcare sono crollate anche di 9 punti, creando un “buco” da 30 miliardi di dollari.

Una reazione che definire isterica è un eufemismo: tutto quello che Amazon ha fatto è stato fare un vago annuncio su una nuova iniziativa a uso interno, in collaborazione con altre importanti aziende, e il suo amministratore delegato non ha fatto altro se non evidenziare i difetti noti di un sistema.

Non è stata annunciata nessuna “Amazon Assicurazioni”, né nessuna linea di prodotti assicurativi (se non quelli già esistenti per la copertura dei danni, ma che non è nulla di nuovo). Eppure, i mercati hanno reagito, e lo hanno fatto “di pancia”.

Se il mercato crolla la colpa è di Amazon?

Questo è il punto a cui volevamo arrivare. Certo, le dichiarazioni di una “over the top” hanno sempre un certo peso ma se è sufficiente che una di queste aziende dichiari un vago interesse per un settore, senza nemmeno fornire dettagli perché un mercato crolli, allora ci sono diversi problemi. Il primo, senza dubbio, è quello che nello sport viene chiamato sudditanza psicologica. Il mercato oggi è così prono alle voci che basta una dichiarazione per creare panico infondato, fatto di per sè non è sano.

C’è anche un secondo problema, più radicato: se il mercato ha così poca fiducia in un settore da abbandonarlo al primo alito di vento, significa che ci sono problemi strutturali noti. In tal caso viene da chiedersi perché le aziende che già operano in un determinato settore non fanno (apparentemente) nulla per correre ai ripari.
Le cause sono molteplici, e vanno dalla semplice inerzia all’incapacità di pensare fuori dagli schemi che molte strutture acquisiscono una volta consolidato il business.
Tuttavia, la lezione di Amazon (ma anche di Uber, o della stessa Google) è ancora una volta la più semplice possibile: saper cogliere il cambiamento è la chiave per il successo. O per conservare intatta la propria posizione e non tremare come una foglia ad ogni comunicato stampa.