Quel pasticciaccio brutto di via Ampère (parte 5 di 5)
settembre 2, 2021

Lo strofinaccio correva veloce sui tavoli in fondo al diner. Nell’oscurità della sera Mario era riuscito a imparare alla svelta come fare le ultime faccende prima di chiudere e andare via. La strada del ritorno non era molto lunga, tuttavia era consapevole che la velocità era molto apprezzata dal titolare la cui casa era posta sulla strada difronte al locale. Attraverso le grandi vetrate decorate con contorni rossi e cartelloni pubblicitari sulle offerte del giorno, spesso era possibile intravederlo nell’appartamento mentre con una birra in mano controllava l’operato dei suoi dipendenti.

Mario si accomodò sull’ultimo divanetto e sospirando estrasse il cellulare dalla tasca. Il wi-fi del locale era l’unico servizio di cui poteva usufruire liberamente e per lui era anche l’unica cosa che gli consentiva di restare collegato con quei pochi pezzi della vita precedente che gli erano rimasti. Appena collegata la linea al dispositivo una infinita banda di notifiche iniziò a far vibrare il cellulare come in una samba sfrenata. Prima il gruppo degli amici dell’università, poi le mail, la famiglia…

“Ciao a mamma come stai? Se hai bisogno di soldi avvisami che ti ricarico la carta. Però il cambio in dollari fammelo tu. Scrivimi appena puoi. Un bacio.”

Mario sorrise socchiudendo gli occhi.

Poi aprì la app delle mail e iniziò a fare pulizia tra le newsletter. D’un tratto il suo sguardo fu rapito da un messaggio vocale ricevuto poco prima.

Luca: “Ah bello che stai a fa’? Non so che ore siano lì ma se va ti videochiamami. Un bacione.”

Mario si tirò su con la schiena e fissò per un attimo la casa del titolare di fronte. Lo guardò mentre davanti alla televisione era intento a mangiare un panino. Allungò le mani dallo zaino e prese il PC, lo attaccò alla presa sotto il tavolo e si sedette dando le spalle alle finestre così da tenere d’occhio il titolare usando il riflesso dello schermo.

Il suono dell’attesa di chiamata durò giusto pochi secondi prima che sullo schermo apparisse il viso in primo piano di Luca seduto sul divano. Il suo viso era magro e sorridente con i suoi capelli lunghi e crespi di colore castano tutti raccolti indietro. Gli occhi grandi contornavano la barba poco curata che portava ormai il segno di due settimane di lockdown.

“Buongiorno Mario…no aspè sono le 23 passate da voi”

“Hey Luca come mai così attivo di prima mattina?”

“Che ti devo dire fratè, sono tre settimane che stiamo in zona rossa…non esco di casa, la spesa la ordino online, non vedo nessuno… la prima settimana ho provato a tenere dei ritmi normali ma da 15 giorni ormai mi sono completamente sfasato…dormo a orari assurdi. Da voi invece? Che si dice in Silicon Valley?”

“Che vuoi che si dica…con questa pandemia il mondo sembra tutto uguale adesso. Essere qui o a Milano fa poca differenza adesso. Mascherine, gel disinfettante, distanziamenti e gente delirante…tutto il mondo è paese”

“A proposito di gente delirante vuoi sapere la novità? Quello che ti ha sparato ha provato a suicidarsi in cella…”

Mario spalancò gli occhi “Sul serio?”

“Eh sì, pare che gli inquirenti non abbiano creduto alla storiella del mandante omicida che lo aveva ingaggiato per fare fuori la vecchia e te, per poi prendersi le vostre azioni Apple…”

“Ancora non riesco a credere che mi hai salvato la vita…”

Luca lo fissò in silenzio per qualche secondo “Salvato la vita è un parolone zì…quella sera ti stavo pedinando in cerca di uno scoop…e…”

“E eri lì mentre l’Ispettore ha puntato la pistola per spararmi…fotografandolo e cogliendolo sul fatto…”

“Eh sì…il braccio come sta adesso?”

“Guarda…dopo due settimane stavo già bene…mi aveva preso di striscio. Non mi sarei mai aspettato da quella specie di Tenente Colombo una cosa simile…sembrava un cretino e invece era un serial killer…”

“Ma tu ci credi Mario?”

Luca strabuzzò gli occhi “A cosa?”

“Alla storia del mandante omicida Mario…che c’è qualcuno a piede libero che ti vuole fare fuori…”

Mario sorrise “Secondo te perché sono scappato qui in America a fare il cameriere? Guarda che è stata dura…appena scaduto il visto turistico sono stato clandestino due mesi prima di trovare lavoro”

“Ma infatti sei scomparso per un botto di tempo…”

“Certo, fintanto che ero clandestino non avevo modo di accedere a una linea fissa…non che ora vada meglio…però almeno scrocco la rete dal diner dove lavoro…”

Luca annuì portandosi entrambe le mani sul viso per massaggiarsi leggermente gli occhi: “Ti aspettavi questo dalla vita?”

“Sinceramente no, ma non sarà così per sempre…sto solo aspettando che il processo finisca e che mi venga riconosciuta l’eredità. Quelle azioni Apple oggi valgono 3 milioni. Appena li avrò cambierò tutto della mia vita…continuerò a studiare qui e poi chissà magari farò il Social Media Manager a San Francisco….”

Luca si mise a ridere: “Siiii speraci…ahahah qui devi tornare…a soffrire in Italia come tutti noi”

“Ma restaci tu in Italia a fare il blogger per 5 euro ad articolo ahahahah”

“A proposito di articoli…” Luca si diede un colpo alla fronte “tra un’ora devo consegnare a un cliente…”

“Ecco bravo…vai a lavorare che io qui ho finito il turno invece ahahah ormai siamo come il giorno e la notte LOL”

Luca fece un cenno di saluto con la mano “Mi raccomando non sparire…sentiamoci ogni tanto…”

“Sicuro! Ora vado” Mario sorrise, salutò con la mano e chiuse la chiamata.

Posò l’occhio sull’angolo destro dello schermo, il titolare era ancora in casa a guardare la tv…l’ombra era molto riconoscibile. Mentre era intento ad alzarsi un movimento colse la sua attenzione posando nuovamente lo sguardo sullo schermo.

Dall’altra parte della strada un’altra ombra era in piedi, lo fissava.

Mario fece per voltarsi per osservare meglio chi fosse quando un colpo sordo, come di uno sparo, arrivò alle orecchie…di nuovo un dolore lancinante su tutto il corpo…poi buio…