Ricerca vocale, molto rumore per nulla? - Hydrogen Code
maggio 10, 2018

Fra gli esperti di SEO e di strategie digitali, sta tenendo banco la discussione sulle opportunità dettate dalla ricerca vocale. Ma di cosa si tratta esattamente?
Come accade fin troppo spesso, la realtà è molto più semplice delle sovrastrutture che gli esperti del settore tentano di metterci.

 

 

Cos’è la ricerca vocale?


Beh, questa è la parte semplice: ogni volta che usiamo Siri, Google Assistant o Cortana, cioè gli assistenti digitali presenti nei nostri smartphone, di fatto stiamo effettuando una ricerca vocale. Per lo meno, si attiva una ricerca su Internet ogni volta che l’assistente non ha una risposta più specifica, attraverso una funzione o un programma.

Il motivo per cui la ricerca vocale è diventata argomento di conversazione è che gli assistenti vocali stanno entrando anche nelle nostre case, attraverso dispositivi come Google Home (già sbarcato in Italia), Echo di Amazon e così via.

 

 

Perché gli esperti di SEO la considerano un’opportunità?

 

Prima di proseguire, chiariamo un concetto: nel mondo della SEO il confine fra “opportunità” e “problema” è sottile, quasi osmotico. La ricerca vocale, pur essendo ancora un argomento di nicchia per chi Internet la usa e basta, spiega perfettamente le ragioni di questa affermazione.

Sicuramente, grazie agli assistenti vocali, il numero di ricerche effettuate è destinato ad aumentare. E questo per chi si occupa di rapportare un sito ai motori di ricerca è senza dubbio un vantaggio.

 

 

La ricerca vocale nasconde diverse insidie


Ma, ovviamente, il tipo di ricerche effettuate deve essere analizzato. Per esempio, una prima questione che salta in mente è che molte di queste ricerche sono inconsapevoli: noi chiediamo all’assistente l’orario del treno per Villacapra di sotto, l’assistente vocale non ha un database specifico, quindi interroga un motore di ricerca. Primo problema.

 

 

Linguaggio, ricerche e intenzioni


Poi, c’è la questione del linguaggio. Se la ricerca vocale è un capitolo nella storia della SEO, il tema della ricerca naturale è la macrotrama di questa stagione: le persone effettuano le ricerche in un linguaggio sempre meno informatico. Chi cerca “orario treni Villacapra” o anche “Villacapra orario treni” è ormai una minoranza, mentre sempre più persone, anche in modo tradizionale, cerca molto più probabilmente “treni per Villacapra” o “orario dei treni per Villacapra”. Fin qui nulla di nuovo, ne abbiamo già parlato: si tratta di capire l’intenzione di ricerca.

Ma con gli assistenti vocali, le cose si fanno ancora più complesse. Anche per ragioni legati al marketing di questi prodotti, le persone tendono a usarli in forme ancora più colloquiali (con risultati che, per una lingua “cadetta” come l’italiano, sono fra il tragico e il ridicolo). Quindi, alcune delle ricerche vocali equivalenti potrebbero essere:

“Che treno devo prendere per Villacapra?”

“Vorrei andare a Villacapra in treno”

“Comprami un biglietto sul prossimo treno per Villacapra” e così via.

 

 

Ma la tecnologia dice un’altra cosa

 

Il problema qui è che gli stessi motori di ricerca e assistenti vocali sono pronti solo in parte a elaborare questo tipo di domande. Lo possiamo collaudare tutti: se prendiamo il nostro assistente vocale e proviamo a usarlo in modo “fantasioso” anche se chiaro, i risultati cambiano di molto (spoiler: e non ci prendono quasi mai).

Dal punto di vista analitico questo crea anche una falsa convinzione: nei vari strumenti di analisi che registrano le abitudini di ricerca delle persone, si vedono nuove chiavi di ricerca ogni giorno.

E qui viene il bello: perché il ragionamento perverso dell’esperto SEO dell’ultimo minuto è “vedo più chiavi di ricerca -> ci sono maggiori opportunità!”. Tornando al nostro esempio, quello che il sedicente esperto vede, è che sempre più persone vogliono andare a Villacapra.

Il fatto che le persone che vogliono andare a Villacapra siano sempre le stesse, ma che effettuano le ricerche in modo diverso non gli passa nemmeno per la testa.

In parole più formali, l’aumento delle chiavi di ricerca non significa necessariamente un aumento delle intenzioni di ricerca. Semplicemente, uno dei pendolari verso Villacapra ha cambiato telefono e trova comodo usare Siri.

 

 

Gli utenti che usano gli assistenti vocali “navigano” davvero?

 

Infine, c’è un’ultima domanda, che ha sempre a che fare con l’intenzione di ricerca: cosa si aspetta chi effettua una ricerca attraverso l’assistente vocale? Vuole un’informazione rapida, possibilmente che si veda con un’occhiata, o vuole un trattato sull’argomento, come sempre di più se ne vedono con il fiorire delle nuove tecniche SEO?

Se chiedo a Google Assistant come riaccendere il tablet che si è spento all’improvviso, voglio una lista di passi facili da leggere e mettere in pratica mentre sono seduto su uno scranno di Centrale o Termini, oppure voglio una monografia sui tablet che a un certo punto mi da anche qualche possibile soluzione?

Ovviamente i diversi assistenti, propendono per la prima ipotesi, e tentano di restituirci i risultati corrispondenti. Meglio (per loro) se riescono a estrarli in una forma che possono restituire direttamente, senza passare nemmeno dal sito di origine. Viene da chiedersi dove sia l’opportunità, se non nel fornire gratis dati, contenuti e informazioni ai diversi sistemi operativi.

Quindi, la prima domanda da farsi prima di “inseguire” le ricerche vocali è: possiamo produrre contenuti adatti al tipo di ricerca che fa un utente in ipermobilità? Ma soprattutto, il fattto di venire “trovati” in questo modo aiuta il nostro business?

 

 

Intenzione di ricerca: ci si mettono pure gli esperti

 

Oltre a questa problematica, che ha implicazioni serissime e complesse, va registrato anche il livello di incomprensione, spesso grottesco, che sia gli strumenti di analisi sia chi li usa dimostrano non tanto dei motori di ricerca, ma della banale capacità di analizzare la realtà.

Un esempio su tutti: “naviga verso casa” è uno dei modi standard che molti assistenti vocali accettano come scorciatoia per aprire il navigatore integrato e avviare la navigazione, appunto, verso casa dell’utente.

Non bisogna avere un dottorato in comunicazione digitale per capire che nessuno potrebbe cercare su Google “naviga verso casa” se non per errore o per un momentaneo malfunzionamento dell’assistente.

Eppure “naviga verso casa” è considerata (solo da alcuni, per fortuna!) una buona opportunità, perché compare nelle liste degli strumenti di analisi.

Per la cronaca, viene cercata fra le 9.900 e le 18.100 volte al mese, a seconda dello strumento di analisi SEO che si usa. C’è da aspettarsi che prima o poi qualcuno inizi a costruirci pagine. Non sarebbe la prima volta.