Dalla vita “reale” ai tabloid. 3+1 errori del giornalismo
marzo 10, 2021

C’ERA UNA VOLTA UN RE…

C’era una volta…un re! Diranno subito i miei piccoli lettori. (cit. Pinocchio) No, avete sbagliato. C’era una volta un principe della Famiglia Reale Inglese che insieme alla sua bellissima moglie decise di partire per un Paese lontano e lasciarsi alle spalle castelli, carrozze e ogni gioiello della Corona.

Quella di Harry e Megan sembra essere una favola raccontata al contrario. Di quelle che ci dicono che alla fine è stato il drago a vincere e il principe è costretto alla fuga.

È strano ma nella vita reale è avvenuto proprio questo. Da sempre siamo stati abituati a racconti dove erano sempre i buoni a vincere, a regnare felicemente da principi e re e ad amare la loro bellissima principessa.

L’intervista realizzata dalla CBS e dalla nota conduttrice Oprah Winfrey ci ha permesso di sbirciare nuovamente tra le fessure delle persiane di Buckingham Palace per venire a conoscenza dello scandalo (ennesimo) consumatosi all’interno.

Come molti sanno, grazie anche alla messa in onda della serie tv “The Crown” che racconta della vita di Elisabetta II, la vita del monarca è tutt’altro che rose e fiori. È composta di fraintendimenti, indiscrezioni, doveri e oneri. Insomma quella che si potrebbe benissimo definire una gabbia dorata.

Tuttavia, al di là degli scandali e dalle accuse mosse dalla ex coppia reale, c’è un’altro elemento che durante l’intervista risalta continuamente agli occhi: l’ingombrante e quanto mai avida e vorace fame dei tabloid e dei giornalisti.

Sembrano essere stati loro, infatti, il motore di una continua ed estenuante caccia alla strega mossa contro Megan. Non a caso lo stesso si può dire di Diana, che anni prima, è stata quasi scortata dai giornalisti verso il suo triste destino.

A noi di Hydrogen il gossip non interessa particolarmente, preferiamo piuttosto indagare sul quadro più ampio della situazione per cercare di ottenere una visione più chiara e limpida della realtà. Ecco perché andando oltre lo scandalo, ci siamo posti delle domande riguardo il giornalismo e la loro professione nel mondo di oggi.

Fake News

Da anni ormai la lotta per l’indipendenza di Internet ci ha portato ad ottenere un servizio di informazione sempre più veloce. Tuttavia la velocità con la quale ci arrivano le informazioni, rischia di farci perdere la qualità stessa delle notizie che riceviamo.

Innanzitutto parliamo di un tipo di informazione “abbreviata”, dove ogni articolo non deve rubare più di tre minuti di tempo al lettore. Gli scritti diventano via via più brevi e le informazioni per venire incontro al principio di brevità iniziano ad essere sempre più generalizzate. Molti articoli non scendono più nel particolare, non approfondiscono la notizia e rischiano di perpetuare un concetto di superficialità che porta molto spesso a titoli imbarazzanti (scritti a volte in un italiano stentato) e a concetti che della verità originale hanno perso ogni elemento.

Dove ci condurrà questa mancanza di informazioni particolareggiate? Se è vero che Internet ci ha resi più informati, è forse anche vero che ci rende pieni di informazioni per lo più superficiali?

La redazione non perdona

Uno degli elementi più difficili da trattare è quello dell’empatia. Essa muove ogni relazione umana e ci consente di portare avanti le nostre vite restando legati a relazioni profonde e di scambio con gli altri. Sovente però questo sembra non avvenire all’interno delle redazioni.

Prendiamo ad esempio “lo scandalo” che segnò per sempre l’immagine pubblica di Megan. I giornali raccontano che la giovane promessa sposa ha fatto piangere  Kate, la moglie del futuro Re d’Inghilterra. A prescindere dal fatto che Megan smentisce questo episodio, non ci addentriamo nell’indagine di chi o meno abbia torto.

L’episodio, che ha fatto il giro dei maggiori tabloid di lingua anglosassone, ha continuato a raccontare questa storia fino alla nausea. Riportando la vicenda addirittura sei mesi dopo il suo reale accadimento. Ma proviamo ad essere razionali per un attimo. A chi di noi non è mai capitato di avere un litigio con un amico o un parente? Le incomprensioni tra persone che condividono i loro spazi vitali sono all’ordine del giorno. Eppure troviamo sempre un modo per riconciliarci e andare avanti perché lo sappiamo, il tempo e il dialogo curano ogni cosa.

Come mai le testate giornalistiche mancano spesso di questa sensibilità? Cosa le porta a perpetuare disagi e litigi e a scavare nel passato in cerca di odio e rancore? Ma sopratutto, noi che quei giornali li leggiamo, perché mai dovremmo nutrirci di tutta questa negatività?

Fammi copiare…

Questo è un’altro degli elementi dolenti del giornalismo contemporaneo che a volte pecca di ipervelocità.

Uno dei diritti principali dell’uomo è contenuto nella Magna Carta, la prima “costituzione” della storia scritta più di 800 anni fa nella quale si dichiara il concetto dell’Habeas Corpus, ovvero il diritto inalienabile del condannato di essere presente e di venire ascoltato durante il suo processo. Nel giornalismo contemporaneo questo diritto a volte sembra essere dimenticato.

Se è vero infatti che le notizie in tempo reale sono per noi un’abitudine, è anche vero che ottenere quelle notizie è spesso molto difficile e complicato. La produzione di informazioni delicate richiede un contatto profondo con la fonte interessata ed una relazione di reciproco ascolto che consenta alla comunicazione di fluire agevolmente. Questo però a volte sembra non accadere. Accade infatti che  quella pazienza e quell’attitudine all’ascolto vengano a mancare. Piuttosto, pur di ottenere informazioni nel più breve tempo possibile, si ricorre a mezzi molto più veloci ma imprecisi: copiare dagli altri. Ecco allora che assistiamo a dei copia, incolla, taglia e cuci di informazioni ottenute da terze e quarte parti. Facendo rimbalzare articoli, fra di loro uguali, da un giornale all’altro.

Ma quale genere di informazione si potrà mai ottenere se la fonte non viene interpellata?

Pandemia portami via

Un’ultima riflessione esula dalla sfera privata di Harry e Megan e tocca un concetto più ampio che ci coinvolge in prima persona. Da marzo dello scorso anno infatti, tutto il mondo è stato sconvolto non solo dalla pandemia ma anche da un giornalismo fatto di scandalo e paura che giorno dopo giorno continua a proporci un bollettino fatto di morti, terrore e disagio. Stiamo assistendo ad una dimostrazione pratica dei tre errori elencati sopra che continuano a vivere sulle copertine dei quotidiani e sui post social. Uno degli esempi più emblematici è proprio quello dell’informazione scientifica trasmessa in televisione. Assistiamo a dei talk Show dove medici e biologi vengono intervistati con le stesse modalità con le quali ascolteremmo un politico o un influencer, senza renderci conto che i temi scientifici non possono essere affrontati senza cognizione di causa. Scandali, scienziati che spesso litigano fra di loro e informazioni a volte contrastanti  vengono messi in luce. Un tempo si chiamavano dibattiti accademico-scientifici di cui noi esterni recepivamo soltanto il sunto, fatto di ricerca e analisi e la cui coerenza era epistemologicamente appurata. Oggi invece tutto questo si è trasformato in un grande salotto dove tutti hanno voce in capitolo e dunque il potere di contrastare e modificare l’informazione trasmessa.

Insomma…la nostra favola giunge al termine…per il momento. Stretta la foglia larga la via, dite la vostra che ho detto la mia.

Ndr. A proposito pare che non si dica “foglia” ma “soglia” , perché qualcuno nel copiare sbagliò a trascrivere la frase, male interpretando una “s” come una “f”.