Beacon e Proximity Marketing: cosa sono e come funzionano - Hydrogen Code
novembre 24, 2016

Si parla di tecnologia Beacon ormai da qualche anno eppure, nonostante tutti i grandi player offrano la loro soluzione personalizzata, non sono tantissimi a usarli in Italia. Non che manchino esempi, come il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano o la Pinacoteca Comunale di Faenza, però questo strumento non ha ancora ottenuto la diffusione che merita. 

Per chi non lo sapesse, si tratta di piccoli trasmettitori Bluetooth che inviano ai dispositivi nel raggio d’azione (una decina di metri) notifiche personalizzate: offerte speciali, informazioni sul luogo, segnalazioni di eventi… praticamente qualsiasi contenuto può essere veicolato e il limite è dettato principalmente dalla fantasia di chi lo installa. Quando sono stati annunciati sembravano dover rivoluzionare il mondo della comunicazione ma, come spesso accade, la rivoluzione può aspettare e solo poche aziende hanno deciso di investirci sopra.


In parte la scelta è comprensibile: nella maggior parte dei casi per poter inviare messaggi ai dispositivi nelle vicinanze devono essere soddisfatte una serie di condizioni specifiche. Il dispositivo deve avere attivato sia il Bluetooth sia le notifiche sul suo telefono, così come deve essere installata l’app specifica. A ben pensarci, solamente i negozi più grossi hanno sviluppato un’app dedicata, che in ogni caso solo una minima parte dei clienti installerà. Questo primo scoglio non è banale da superare. Se è piuttosto facile che chi frequenta un museo decida di installare la relativa app per godere a pieno dell’esposizione, questo non è vero per tutte e attività, come negozi e ristoranti. Un Mediaworld non avrebbe problemi a trovare più di una chiave per spingere i suoi clienti a installare la sua applicazione, ma la cosa diventa molto più complessa per una piccola attività. Cosa dovrebbe offrire una trattoria per convincervi a installare qualcosa sullo smartphone e a non cancellarla pochi minuti dopo? Troppo. E in ogni caso, probabilmente i costi non sarebbero giustificati. 

Dobbiamo considerarli strumenti adatti solo a istituzioni e grosse catene? Non è detto. C’è infatti un’app installata praticamente sulla totalità degli smartphone che supporta i Beacon: Facebook. Anche in questo caso ci sono alcuni limiti che ne hanno impedito una maggior diffusione. Prima di tutto non li si può ordinare e avere la certezza di vederseli consegnati in poco tempo. Bisogna fare richiesta tramite la pagina che gestiamo e Facebook valuterà a chi dare la priorità. Secondariamente al momento la tecnologia funziona solo su iOS, tagliando fuori i tantissimi che usano telefoni Android. A questo va aggiunto il fatto che il funzionamento non è dissimile da quello del Newsfeed di Facebook: sarà il social a decidere a chi mandare i contenuti e soprattutto quali. Potrebbe essere il menu del giorno, l’ultimo post pubblicato, l’annuncio di un evento o un suggerimento a diventare folllower della pagina in questione, ma non saremo noi a deciderlo. 

La soluzione più semplice è quella di affidarsi a Google, più precisamente a Eddystone, una piattaforma per la gestione dei Beacon che risolve il problema dell’installazione sfruttando le notifiche tramite Chrome, diffuso tanto quanto Facebook. A questi utenti arriveranno notifiche specifiche sul browser, notifiche che potranno indirizzare gli utenti verso le pagine social dell’azienda, suggerire l’installazione di un’app o spedirli a una pagina web specifica, magari con le offerte del giorno.


Se doveste implementare dei Beacon nella vostra strategia, verso quale soluzione vi indirizzereste?