La mente torna al business plan riletto all’infinito, aggiustato e ritoccato per mesi, rifinito nei sui ultimi piccoli dettagli solo poche ore fa. Ogni singola parola è stata pesata a lungo. Non è stato facile riuscire a trasferire in dieci slide tutte le proprie idee, i possibili sviluppi, eppure alla fine siamo riusciti in quell’impresa che sembrava impossibile. Mesi di discussioni, centinaia di articoli e ricerche, decine di analisi e di scenari da sintetizzare tutto in una manciata di immagini, chiedendosi se davvero fosse possibile sintetizzare usando così poche parole. Le avevamo provate tutte e, dopo tanti tentativi, la scelta di usare le infografiche è stata il punto di svolta: si è rivelata la soluzione ideale per riuscire a comprimere tutte le nostre idee in spazi estremamente ristretti, senza dover rinunciare ad alcun dato né alla semplicità di esposizione.
Per quanto siamo certi di aver fatto un buon lavoro, siamo tutto fuorché tranquilli: a breve quella porta si aprirà e dovremmo entrare, mostrare le nostre idee in pochi minuti e riuscire a convincere l’investitore sulla bontà del nostro progetto. Se ci riusciremo, potremmo passare alla fase di seed, brevettando l’idea e iniziando a lavorare su un prototipo funzionante. Non si tratta di cifre incredibili, parliamo di qualche decina di migliaia di euro, ma con le nostre finanze sarebbe stato difficile riuscirci. Avevamo pensato a recuperarli tramite dei Venture Capital, ma l’idea di dover cedere una fetta consistente degli eventuali fatturati, oltre che di non sentirci pienamente liberi di fare le scelte a noi più congeniali, non ci convinceva minimamente. Abbiamo optato per i Business Angel, almeno in questa fase: ci sembravano meno avidi e soprattutto più aperti a un approccio innovativo e coraggioso.
Questi “angeli” ora sono nella stanza, stanno discutendo con altre persone come noi. Mediamente, questo colloquio dura dai 5 ai 10 minuti, una frazione di un’ora nella quale ci si giocano i mesi di lavoro e tutta la propria credibilità. Mentre l’orologio scandisce lentamente il tempo, io e i miei colleghi ripercorriamo nella mente tutto quello al quale ci siamo preparati, cosa rispondere alle domande che ci aspettiamo ci vengano fatte, alle parole migliori da usare per trasmettere la passione che ci anima, per far capire anche a loro perché siamo sicuri di poter avere successo. Il tempo si deforma: scorre troppo velocemente per poter pensare di fare anche una banale correzione, nel caso trovassimo un errore sfuggito. Eppure, ogni secondo sembra non finire mai mentre la mente si affolla di dubbi: abbiamo scelto il tono giusto? Abbiamo indicato tutti i dati importanti? Saremo in grado di rispondere a tutte le domande che ci verranno poste? Un ragazzo mentre facevamo colazione ci raccontava che negli USA in queste situazioni chiedono sempre a quali fallimenti siamo andati incontro in passato: nel mondo anglosassone non si fidano di chi non ha mai fallito. Noi non abbiamo mai fallito, anche perché fino a ora abbiamo fatto i dipendenti per altre aziende. Forse, il fallimento sta nel non esserci messi in gioco prima. Nella nostra testa sta partendo un nuovo film e di colpo la porta si apre… è venuto il momento di giocarsi tutto.