Facebook non ha ancora imparato la lezione sulla privacy - Hydrogen Code
giugno 11, 2018

Immagina di aver postato qualche dettaglio personale su Facebook, in un post di cui hai accuratamente ridotto la portata lasciandolo visibile solo a pochissimi amici fidati. Immagina ora che da Facebook ti arrivi un messaggio che più o meno recita così “Hey, per un problema tecnico i post dal 18 al 27 di maggio sono stati pubblicati come visibili a tutti”.
Questo è più o meno il messaggio che Facebook sta inviando a 14 milioni di suoi utenti sparsi per il mondo, tanti sono quelli colpiti dal bug.

Si botto, realizzi che quelle tue intime confessioni sono diventate di pubblico dominio. Come è potuto succedere? In maniera molto banale, a ben vedere. Facebook non ha modificato la privacy dopo la pubblicazione dei post ma ha involontariamente impostato la visibilità di nuovi messaggi su “visibile a tutti”, indipendentemente dalle scelte fatte dall’utente. Di conseguenza, in molti hanno postato come tutti i giorni senza realizzare che da quel momento stavano condividendo col mondo intero, non con la solita cerchia.

Una volta realizzato l’errore, Facebook ha ripristinato le opzioni originali a tutti i post coinvolti e, dopo la pubblica ammenda, sta avvisando ogni singolo utente coinvolto.

Può sembrare una piccolezza ma a ben vedere è un ulteriore indicatore del fatto che il social network più grosso del mondo non è in grado di garantire la necessaria privacy ai suoi 2 miliardi di utenti. Ed ecco che dopo lo scandalo di Cambridge Analytica e quello relativo alla condivisione di dati coi produttori di telefoni, salta fuori l’ennesimo disastro in materia di gestione dei dati personali, proprio quando la soglia d’attenzione dei Facebook e dei suoi sviluppatori dovrebbe essere altissima.

Facebook da tempo cerca di rassicurare i suoi utenti, garantendo di dare importanza massima alla protezione dei dati personali, addirittura proponendosi come baluardo contro il revenge porn: non vuoi che foto imbarazzanti possano venire diffuse? Bene… caricale sul social prima che lo facciano gli altri, così solo Facebook le vedrà e potrà bloccarle in caso qualcuno altro provi a pubblicarle. Se questo è il livello di protezione che possiamo aspettarci, difficilmente iniziative come questa incontreranno il favore del pubblico.


Il problema non sta solo nel Zuckerberg, ma è diffuso a qualsiasi piattaforma di condivisione, comprese anche quelle apparentemente più sicure come Snapchat o Telegram. Il punto non è capire di chi fidarsi ma cambiare proprio approccio e seguire una banale regola: se vogliamo che un contenuto rimanga privato, non caricarlo su nessun servizio online e non passarlo nemmeno all’amico più fidato. Ricordiamo sempre che una volta che un’immagine, un filmato o un pensiero sono usciti dai nostri dispositivi, noi ne abbiamo definitivamente perso il controllo. Anche se si tratta solo del backup automatico delle foto sul cloud, come ben sanno le vittime del fappening.